Verdi e il balletto
“Ho visto l’altra sera il primo ballo all’Opéra ? E’ la cosa più indecente che si possa vedere”, scrive Giuseppe Verdi, da Parigi nel 1847, alla contessa Morosini.
Verdi non era un grande amatore del balletto classico, ma uno dei pochi grandi compositori del XIX secolo che quando compone per l’Opéra risponde con sincero impegno artistico all’obbligo imposto dal management del teatro parigino di includere un divertissment danzato, un balletto nel terzo atto di ogni opera. A differenza di quanto avveniva in Italia, dove il balletto era considerato un corpo estraneo all’opera, in Francia ne costituiva parte integrante e Verdi si rassegna a scrivere musica da ballo, aggiungendola, con importanti risultati, nel corpo vivo del melodramma per il debutto delle sue creazioni all’Opéra di Parigi. Si contano anche brani composti per i rifacimenti francesi di
Trovatore
,
Macbeth
,
Otello
oltreché per le prime dei
Vespri siciliani
,
Don Carlos
,
Aida
.
Nelle
opere verdiane con balletto
il destino dei personaggi si intreccia al ritmo delle danze, come nella scena iniziale di
Rigoletto
, nelle feste di
Traviata
o nelle danze brillanti del
Ballo in maschera
, tutti casi in cui Verdi si avvale della musica da ballo come di un formidabile attrezzo teatrale.
Per i capolavori parigini stile grand-opéra, come i
Vespri siciliani
e il
Don Carlos
, Verdi collabora con coreografi del calibro di Lucien Petipa.
Un primo esauriente ed autorevole studio, dedicato alla musica composta da Verdi per i balletti delle sue opere, è stato pubblicato nel 1995 dall’Istituto di Studi Verdiani. Si tratta di
The Verdi Ballets
, di Knud Arne Jürgensen, curato nell’edizione italiana da Pierluigi Petrobelli e Fabrizio Della Seta. Si tratta di una ricognizione storica particolareggiata di ciascun balletto, seguita da un’analisi coreografica della musica accompagnata da pertinenti incipit musicali e da un interessante corredo iconografico.